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Dall’Abruzzo all’Abruzzo, Menichini ci riprova: nella regione forte e gentile ha già salvato la Salernitana

Dal Pescara al Pescara, dall’Abruzzo all’Abruzzo. Leonardo Menichini torna alla guida della Salernitana e ha 90 minuti a disposizione per ergersi salvatore della patria e trascinare via i granata dall’inferno. Tra corsi e ricorsi storici e soprattutto geografici.

Sabato il cavalluccio scende in campo per l’ultima volta in stagione regolare, con l’acqua alla gola e la seria possibilità di piombare di nuovo in Serie C nell’anno più importante e deludente della storia. Ci sarebbe il paracadute playout, ma comunque servono punti contro il Pescara. Lì dove Menichini ricomincia, contro la squadra che ha già bagnato il suo esordio bis. Dopo la promozione ottenuta dalla Lega Pro nel 2015, la Salernitana decise di cambiare guida tecnica, ringraziare il tecnico di Ponsacco e affidarsi a Vincenzo Torrente. L’allenatore cetarese però incontrò tante difficoltà e dopo la sconfitta di La Spezia, alla terza di ritorno, ci fu l’esonero. Il giorno dopo fu annunciato il ritorno di Menichini che ebbe a disposizione quattro giorni per preparare la sua prima partita. E il calendario volle che il suo esordio fosse contro il Pescara del capocannoniere Lapadula e di Massimo Oddo. Anche in quella circostanza probabilmente la tempistica fu sbagliata, perché Torrente fu esonerato a mercato di gennaio chiuso e sarebbe stato più opportuno cambiare allenatore con la finestra aperta e la possibilità di perfezionare la rosa in base alle esigenze del nuovo tecnico. Allora si giocò all’Arechi e Menichini subito iniziò a dare una nuova impronta alla squadra. 4-4-2 e in campo assieme Coda e Donnarumma, quasi mai schierati l’uno al fianco dell’altro. I due attaccanti che oggi sono in testa alla classifica marcatori andarono entrambi in gol, per il 2-2 finale che fu il primo passo verso la salvezza che si conquistò, però, solo ai playout. Contro il Lanciano e…in Abruzzo. La regione forte e gentile, la regione che nel 2016 permise ai granata di tirare un sospiro di sollievo e salvare il campionato. Contro il Lanciano la sfida era doppia, ma il 4-1 all’andata fuori casa praticamente chiuse i giochi. Al ritorno fu passerella all’Arechi, ma la salvezza era già stata ottenuta nei primi 90 minuti.

Tre anni dopo Leonardo Menichini è tornato, dopo essere stato mandato via per ben due volte nonostante avesse portato a termine, sempre, i suoi obiettivi. Con Perrone (che però ha guidato la Salernitana in D e in Seconda Divisione), il tecnico di Ponsacco è stato l’unico trainer nella gestione dei romani ad aver sempre garantito risultati e anche un pizzico di gioco (soprattutto in Serie B). Mai però ha avuto una riconferma, mai però ha avuto i riconoscimenti che meritava. In una situazione disperata come quella che sta attualmente vivendo la Salernitana, Lotito si è di nuovo affidato all’allenatore toscano per salvare la baracca. Con una tempistica errata: offrire la panchina a Menichini due settimane fa, con più tempo e soprattutto partite a disposizione, sarebbe stato più utile e opportuno. E invece Leo ha a disposizione solo 90 minuti per centrare un’impresa che, a questo punto, avrebbe del  miracoloso. Di nuovo contro il Pescara, di nuovo in Abruzzo dove già ha salvato la Salernitana. Sabato i granata sono obbligati a vincere, tutti gli altri risultati (con ogni probabilità) manderebbero il cavalluccio agli spareggi. O peggio, alla retrocessione diretta. 90 minuti per diventare di nuovo il salvatore della patria, tra corsi e ricorsi storici. E soprattutto geografici.

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