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Covid-19 e responsabilità medici sociali in caso di contagio, Inail in soccorso: “Se non c’è dolo, niente colpe”

Una circolare esplicativa dell’Inail prova a chiarire e ad alleggerire la posizione dei medici sociali dei club di calcio di fronte alle loro responsabilità nell’ambito della difficilissima scalata alla ripresa delle competizioni, nonostante la fase pandemica ancora in corso. Nei giorni scorsi, infatti, molti medici sportivi avevano sollevato perplessità su quanto contenuto nel protocollo validato dalla Figc per la ripresa degli allenamenti di gruppo, che indicava nelle loro figure i responsabili in caso di inosservanza delle regole e di contagi nel gruppo. La cosa aveva fatto nascere una levata di scudi nella categoria che aveva trovato d’accordo anche il responsabile sanitario della Salernitana, Andrea D’Alessandro (clicca qui per leggere l’articolo).

Tra le altre cose, il Covid-19 era (ed è) considerato una malattia sul lavoro. I datori di lavoro, dunque le società, sarebbero sulla carta direttamente responsabili. Le paure dei medici sociali, però, ieri si sono mitigate leggendo la comunicazione dell’Inail che precisa come “dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discenda automaticamente l’accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro che non abbia rispettato le norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro”. Morale della storia: se un tesserato contraesse il coronavirus, i medici del club sarebbero imputabili esclusivamente se venissero accertate delle loro responsabilità dirette, come la mancata osservanza dei principi base per evitare contagi. Dunque, se un calciatore o un allenatore contrae il virus per propria colpa o all’esterno del ritiro/centro di allenamento, le responsabilità non sono riconducibili ai club. “La molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all’andamento epidemiologico, rendono peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro”, aggiunge l’Inail. Un sospiro di sollievo per i dottori, che devono però attendere comunque la pubblicazione di un protocollo valido per la Serie B, dopo le rimostranze fatte dalla Serie A. Se si riuscisse a evitare anche il ritiro blindato con isolamento per due settimane, sarebbe un altro passo verso uno sgravio delle responsabilità in capo a professionisti che, soprattutto dalla B in giù, svolgono questo ruolo senza essere contrattualizzati e hanno incarichi paralleli in altri enti o strutture e sarebbero, dunque, impossibilitati a garantire copertura h24 in clausura.

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