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Marcature e gestione dei duelli: la “deformazione professionale” di Sottil per mettere a posto la difesa

La Salernitana ha ufficializzato ieri il nuovo allenatore per la stagione 2024-25, optando per un ex difensore da oltre 500 gettoni nel professionismo con Andrea Sottil. Da difensore a difensore, verrebbe da dire, visto che anche Stefano Colantuono quando era in attività, giocava nello stesso ruolo. Il trainer piemontese, classe 1974, ha avuto un marchio di fabbrica durante la sua carriera agonistica, il numero 5 sulle spalle. Un tratto distintivo che Sottil ha voluto ben evidenziare nella tesi presentata in FIGC a completamento del Corso Master per la Licenza di Allenatore Uefa Pro “Il duello: Principi di tattica individuale del difensore” e che aveva come relatore Renzo Ulivieri, un lavoro che serve a comprendere alcune idee di gioco del neo-allenatore granata. Sottil, insomma, privilegerà la fase difensiva. Negli ultimi anni ha spesso giocato con la retroguardia a tre e potrebbe riproporla anche a Salerno, anche se nelle sue precedenti esperienze ha proposto pure la difesa a quattro.

L’attività agonistica di Sottil si racchiude tra l’esordio con il Torino nel 1992 e l’addio al calcio giocato nel 2010 ad Alessandria. Un lasso di tempo in cui il calcio ha preso una direzione ben diversa da quella degli anni ’80 ed in cui ad essersi evoluta più di tutte è la figura del difensore, dello stopper chiamato a neutralizzare l’attaccante avversario. Interessante andare a spulciare il lavoro con cui il tecnico si è diplomato al corso Uefa Pro. In esso sottolinea che una marcatura epica come quella di Gentile a Maradona in Spagna ’82, oggi non sarebbe più tollerata dal regolamento e porterebbe ad una rapida espulsione del calciatore azzurro. Secondo Sottil, il difensore moderno non deve più solamente lavorare di fisico e convivere con limiti tecnici, ma avere piedi buoni, testa alta e visione di gioco, per leggere in anticipo le situazioni di gioco ed all’occorrenza avviare l’azione attraverso la costruzione dal basso.

È questo un trend topic del calcio moderno, dove difensori centrali e spesso anche il portiere sono chiamati a dialogare nei pressi della propria aria per costringere l’avversario al pressing e aprire praterie per gli attaccanti. In questa evoluzione autobiografica (lo stesso Sottil ammette di aver dovuto lavorare molto sui fondamentali e sulla precisione dei passaggi) i difensori centrali hanno comunque dovuto mantenere intatta la capacità di fronteggiare l’avversario nell’uno contro uno. E’ questo che rende il vecchio “stopper” elemento affidabile e completo, capace di dare sicurezza al pacchetto arretrato, non limitandosi a diventare un registra arretrato.

Partendo da questa scuola di pensiero, probabile che Andrea Sottil voglia comunque applicare anche alla sua Salernitana un’idea di gioco basata sul fraseggio basso e sulla costruzione avviata dai difensori. “Testa alta e ricerca della profondità” sono concetti ricorrenti nella sua Udinese, squadra che gli ha dato le maggiori soddisfazioni sia da calciatore che da allenatore, portandolo a esordire in Serie A dopo tanta gavetta. Un percorso, quello da trainer, che gli ha permesso di accumulare una discreta esperienza, aspetto non secondario in un ruolo che permette di far tesoro di errori ed esperimenti. “Nel calcio, per vincere, bisogna fare gol. Nel calcio per vincere non bisogna subire gol” è la frase scelta da Sottil per introdurre la sua tesi. Magari boskoviana, però tanto vera. E sicuramente, dopo l’emorragia di reti incassate dalla Salernitana 2023/24, avere in panchina un allenatore capace di gestire correttamente la fase difensiva può essere un buon punto di partenza per il nuovo corso.

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