Non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere che il campionato, anzi i campionati non riprenderanno certo il weekend del 4-5 aprile, il primo utile dopo la fine dell’attuale decreto restrittivo del premier. Studi sanitari parlano di picco massimo proprio nel mese di aprile in Campania, ragion per cui è facilissimo immaginare che le squadre possano avere enormi difficoltà ad allenarsi in maniera funzionale alla preparazione di partite finanche a metà aprile. Se ne parlerà nel migliore dei casi dopo Pasqua, oppure ai primi di maggio. Se si riuscirà a tornare in campo. Da non escludere, infatti, la malaugurata ipotesi che le competizioni possano anche non riprendere. A quel punto, le leghe dovranno sottostare a provvedimenti straordinari da parte della Figc. Che non potrà che attenersi – sulla ripresa – a quel che diranno i medici. Il dato certo è che si proverà in tutti i modi a salvare la stagione. “Congelare una classifica è un errore da evitare, dobbiamo portarci avanti col campionato e finirlo se possibile. Ho detto alle Leghe di fare proposte e di farle subito, prima di ricominciare a giocare. L’ultima parola spetta al Consiglio federale, non ad altri”, dice al Messaggero il presidente federale, Gravina. Il 23 ci sarà un primo step in tal senso, purtroppo presumibilmente senza poter ancora dare certezze di ripresa.
Per ora, le discussioni sono concentrate sulla Serie A. Poi, a cascata, verranno le conseguenze per la B e la C. Nel mirino dei presidenti professionistici ci sarebbe il weekend del 2 maggio come possibile data per la ripresa delle competizioni, se necessario anche a porte chiuse, per aprirle man mano fino al 29 giugno, data della possibile ultima partita. Andare oltre, a luglio, sembra inverosimile per due motivi: il primo riguarda contratti e vincoli di prestito in scadenza al 30, che necessiterebbero di ulteriori interventi in deroga per essere prolungati; il secondo, guarda alla stagione 2020/21 che slitterebbe a sua volta, creando ulteriori problemi nel successivo torneo anche ad emergenza risolta (nell’estate 2021 dovrebbero infatti giocarsi gli Europei che verosimilmente martedì la Uefa annullerà per quest’estate, nda). Nella riunione del massimo organismo calcistico continentale, i club minacceranno di non concedere i giocatori alle Nazionali, se il presidente Ceferin dovesse perseguire sulla strada della conferma di Euro 2020. Del resto, tutto il calcio europeo si è fermato a causa del Coronavirus e non solo quello italiano.
Riprendere il 2 maggio, al più tardi il 9, significherebbe però riuscire a tornare ad allenarsi pienamente (senza restrizioni dovute a contatti e distanze) almeno una ventina di giorni prima, per recuperare un minimo di ritmo partita. Ma tutto ciò passa necessariamente per la massima tutela della salute dei calciatori oggi, per evitare che possano saltare fuori nuovi casi positivi – la Serie A, ahinoi, non si è dimostrata immune – i quali rallenterebbero ulteriormente la ripresa, fino a renderla impossibile qualora un giocatore si ammalasse tra un mese, per esempio, costringendo compagni e staff ad andare in quarantena. Una nota congiunta dei medici sociali delle squadre di massima serie – segnala il quotidiano Repubblica – spiega come il consiglio sia quello di “non riprendere l’attività fino a netto miglioramento dell’emergenza Covid 19. In considerazione della grave evoluzione dell’infezione nel mondo, vista l’emergente diffusione dei contagi anche all’interno del calcio e del personale sanitario a esso dedicato e del progressivo aggravamento della situazione che sta coinvolgendo il Sistema sanitario nazionale, esprimiamo forte preoccupazione circa la tutela della salute dei propri tesserati qualora venissero ripresi a breve gli allenamenti e promosse altre attività di aggregazione”.
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