Domani andrà in scena Monza-Salernitana, che è anche la partita che nel 2014 fu decisiva per la consegna della Coppa Italia di Lega Pro ai granata. Un trofeo sicuramente non prestigiosissimo ma dal forte significato evocativo, visto che la Salernitana dedicò la vittoria ad Agostino Di Bartolomei e giocò il match di ritorno (1-1) con una divisa iconica creata apposta per l’occasione. Sulla panchina di quella squadra, capace di espugnare Monza (0-1, gol di Manuel Ricci in pieno recupero) per l’unica volta nella sua storia, c’era Angelo Adamo Gregucci.
Da bomber ragazzino a mister contro il suo passato
“Il trofeo fu vinto con merito perché quella squadra aveva dei valori. Riuscimmo ad avere la meglio di un avversario che è una realtà consolidata del calcio italiano. Ho un bellissimo ricordo di quella manifestazione; oggi restano le due piazze, entrambe hanno cambiato proprietà e si ritrovano in Serie A”, dice l’allenatore – attualmente senza contratto e in attesa di una nuova opportunità professionale – ai nostri microfoni. Un anello di congiunzione è Raffaele Palladino, che Gregucci ha allenato a Salerno nel 2004-05: “Bisogna dare i giusti meriti,perché quella era la squadra di Aniello Aliberti. E Antonino Imborgia ebbe un’intuizione, ossia andare a prendere giovani interessanti ed emergenti del calcio italiano, tra cui questo ragazzo della Juventus alla sua prima esperienza tra i grandi. Dati i meriti a chi lo ha scovato, dico che Raffaele Palladino è un ragazzo intelligente e sveglio, molto perspicace con innata passione verso il calcio. E non era difficile da prevedere una visione di allenatore con idee proprie. A Salerno era giovanissimo, ma era evidente a tutti che avesse una visione interessante del calcio ed un’intelligenza fuori dal comune per questo sport”.
“Il Monza ha messo sotto la Lazio”
Gregucci racconta: “Ho una simpatia mai nascosta per la Lazio, quindi dico che la squadra che ha messo in maggiore difficoltà Sarri all’Olimpico è stata proprio il Monza di Palladino. Nei primi 30 minuti è stata in dominio del gioco, cosa inusuale per i biancocelesti avvezzi al palleggio. Il Monza ha idee, gioca e costruisce bene, ci vedo la mano di Palladino. Non mi sorprende il suo avvio in una squadra di Serie A, tra l’altro guidata da un presidente che ha fatto la storia del calcio italiano come Berlusconi”.
Iervolino e il futuro
E la nuova proprietà della Salernitana? “La tifoseria granata – commenta Gregucci – deve andare orgogliosa della sua nuova società. Quando mi ritrovo a parlare di calcio in giro per l’Italia dico sempre che c’è un posto in cui tutta la città vive per la sua squadra. E questo posto è Salerno, lo dico sicuro di non poter avere tema di smentita. Al netto di quello che è stato il passato, adesso Salerno ha una proprietà molto ma molto solida e ambiziosa. Se ad una dirigenza solida e ambiziosa associ la passione popolare, ottieni un mix perfetto che valorizza le enormi potenzialità che ci sono. Il progetto granata può portare i suoi frutti”. Potenzialità che Gregucci ricorda anche nel passato: “Nell’ultima esperienza in Serie A, nel 1998-99, sono venuti fuori dalla Salernitana grandissimi calciatori. Da Gattuso a Di Vaio, da Di Michele a Vannucchi. Le potenzialità di questa città sono grandi e oggi si possono conclamare perché c’è una proprietà importante che ha voglia di fare grandi cose”. Lotito e Mezzaroma hanno portato in A la Salernitana dopo anni di veleni sul tema multiproprietà Gregucci se lo aspettava? “La promozione in A è un fatto storico oggettivo, la mia opinione non conta. Lotito era già presidente di una squadra di Serie A da anni, conosce benissimo questo mondo e la Lazio con lui è sempre stata nei quartieri nobili del massimo campionato”.
Profumo d’azzurro
Gregucci, che spesso ha lavorato negli staff di Roberto Mancini, anche in Nazionale, commenta anche il fiocco azzurro in casa Salernitana con la convocazione di Pasquale Mazzocchi: “Bisogna dire che il ragazzo se l’è meritato. È venuto a Salerno in punta di piedi e ha conclamato una crescita importante. È stato quindi intercettato dai radar di una nazionale che è in profondo rinnovamento ed è tenuto in forte considerazione perché è tra i migliori esterni del nostro campionato”. Che prospettive può avere in azzurro? “Adesso viene il difficile, adesso deve confermarsi. Tra poco gli esperimenti del rinnovamento finiranno e arriveranno le qualificazioni – risponde l’ex trainer anche di Casertana e Alessandria – Quindi la scelta andrà definita e Mancini dovrà crearsi un gruppo stabile su cui fare affidamento. Mi auguro che Mazzocchi ne possa fare parte, in quanto il ragazzo è umile, serio che ha lavorato bene. La sua convocazione dà lustro anche alla Salernitana, alla città, ai tifosi ed a tutta la piazza. Non mi sento di suggerirgli nulla, vedo che è sempre sul pezzo e sono convinto che farà bene”.
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