Non è arrivato, come abitudine, in doppia cifra, ma l’apporto realizzativo di Massimo Coda (7 gol in 27 apparizioni) è stato comunque importante per il Benevento nel raggiungimento della Serie A. L’attaccante non ha rinnovato il suo contratto con i giallorossi ed è svincolato: “Nel nostro campionato ci sono tanti meriti, io ho segnato poco, ma la forza forse è stata quella di distribuire bene i gol nei vari reparti – dice ai nostri microfoni – Abbiamo trovato anche un importante equilibrio difensivo che è stato una componente fondamentale. La situazione contrattuale ha un po’ inciso sul mio rendimento, mi ha tolto energie. Con la società non abbiamo trovato un punto di incontro, io ho fatto un passo verso di loro che però ne hanno fatto mezzo verso di me. Quest’anno in A il Benevento farà meglio, dopo aver fatto tesoro della stagione d’esordio, quando non andò benissimo”.
Il classe ’88 ha sfidato ovviamente in due occasioni in campionato la Salernitana di Ventura: “La Salernitana di quest’anno era una buona squadra, sicuramente superiore ad un Pordenone che si sta giocando ai playoff. Forse ci sono stati problemi di gruppo, è mancato qualcosa nei momenti decisivi, la continuità di risultati e ciò è divenuto penalizzante. Ventura credo abbia fatto il suo, dando un gioco alla squadra, purtroppo resta la delusione dei playoff. Ho letto che non c’è tanto entusiasmo per Castori, lui ha tanta esperienza, il campo darà tutte le risposte. Se dovesse ottenere risultati, il pubblico sarà dalla sua parte”. L’ex Cremonese elegge Lombardi come giocatore più talentuoso nella rosa granata della stagione appena conclusasi: “Cristiano l’ho conosciuto a Benevento, dove però non ha fatto benissimo, forse anche per un contesto di squadra. Quest’anno ha fatto vedere qualità e grande forza nelle gambe, mi ha impressionato tanto”.
Per il bomber metelliano arriva il momento di sfogliare l’album dei ricordi, ripercorrendo le due stagioni in granata (2015/16 e 2016/17), fatte di tante emozioni e gol (31): “Il calore di Salerno non si trova altrove, non lo dimenticherò mai. Il derby con l’Avellino con il coro dedicatomi dalla Sud me lo porterò sempre dentro, come tutto il resto. Sono stato benissimo. Il rapporto con i tifosi non è facile, ti supportano, ma ti criticano anche. Io lo so bene, mi sono beccato anche i fischi, non tutti i calciatori però riescono a reggere la pressione. Serve tanta forza mentale, ma non è semplice. Personalmente mi sono sempre confrontato con i tifosi che mi hanno sempre sostenuto e rispettato. Ora l’Arechi ha perso quella magia che ho conosciuto, sta mancando molto. Quando c’ero io in ogni partita era quasi pienone, soprattuto in quelle più importanti, con 10/15mila spettatori”. La punta entra poi nel dettaglio di quei due campionati, nei quali arrivarono una sofferta salvezza ai playout e un piazzamento di metà classifica a meno sei dai playoff: “Dopo la salvezza del primo anno, c’era voglia di fare un salto di qualità, di fare meglio e di fare cose importanti. Eravamo più forti come squadra, era arrivato Rosina che aveva fatto bene a Bari, per esempio. All’inizio abbiamo faticato e ciò ci ha penalizzato, perché nella seconda parte del torneo abbiamo trovato un filotto di risultati che ci ha avvicinato ai playoff, ma purtroppo non è bastato”. Torrente, Menichini, Sannino e Bollini, in granata Coda ha conosciuto bene questi allenatori: “Torrente ha iniziato a sentire la pressione dopo qualche risultato negativo, sbagliando anche qualche scelta. Menichini è stato bravo a portare tranquillità alla squadra in un momento delicato. Con Sannino si era partiti con l’intento di fare grandi cose, poi sono arrivate le difficoltà. Lui forse è stato troppo sanguigno. Bollini stava facendo bene, purtroppo non è stato tenuto. È mancata continuità con gli allenatori, ci vorrebbe uno che resta per più anni, in modo da conoscere bene piazza e calciatori e sapere, per ogni stagione, cosa serve”.
I due anni a Salerno hanno lasciato molto nel cuore dell’ex numero nove. In granata ha conosciuto calciatori importanti, di personalità e forti tecnicamente: “Troianiello è una grande, ne combinava di tutti i colori. Eravamo un gruppo bellissimo, i risultati magari non ci davano tranquillità sempre, ma ne abbiamo passate tante. Sento spesso Moro, Donnarumma, Terracciano. Gabionetta era un fenomeno, quando ne aveva voglia però, Sprocati anche era anche uno in grado di fare la differenza”. Il limite della piazza è stato spesso quello di non saper aspettare i giocatori: “A Salerno sono passati tanti calciatori importanti, Luiz Felipe, Strakosha ad esempio. Menichini riuscì a far giocare insieme me e Donnarumma, gli altri non sono riusciti nell’intento. L’arrivo di Rosina poi ha rischiato di far diventare la squadra troppo spregiudicata e spesso Alfredo doveva andare in panchina o giocare fuori ruolo. Alcuni giocatori hanno pagato la giovane età e l’ansia di risultati della piazza che non gli ha dato la possibilità di crescere con calma”. Per un bomber i gol sono tutto: “Ho segnato tanti gol, belli e importanti. La doppietta col Frosinone fu importante per la prima vittoria in trasferta di quell’anno, il rigore di Latina in un match da dentro o fuori, ma con la Spal ho segnato senza dubbio la rete più bella”. Dopo due stagioni il richiamo della Serie A è divenuto forte, con la scelta di legarsi al Benevento che ha portato anche un discreto incasso per il club di Lotito e Mezzaroma (circa 2 milioni di euro): “Avevo assaggiato la Serie A col Parma, l’infortunio mi aveva frenato e avevo voglia di riprovarci. Il presidente Vigorito poi mi ha voluto fortemente”.
Proprio sulla proprietà, contestatissima nel corso degli ultimi anni, il trentaduenne esprime la sua opinione: “Alla Salernitana serviva un po’ di consolidamento in Serie B, i tifosi dovevano stare tranquilli. Adesso mi rendo conto che c’è voglia di qualcosa in più, la piazza merita. Mezzaroma mi incoraggiava spesso, mi scriveva, era molto presente, parlava con noi. Lotito l’ho visto poco, solo quando veniva a vedere qualche partita. La proprietà vuole salire, a noi calciatori non è stato mai detto di non giocare per vincere. Ricordo che Mezzaroma, dopo quel filotto del 2016/17 che ci avvicinò ai playoff, venne a motivarci per puntare alla massima serie. Il direttore Fabiani è stato criticato spesso, ma ha portato giocatori importanti a Salerno che magari non hanno reso come altrove. È stato sempre vicino alla squadra, dando sia bastone che carota. Forse in questi anni è mancata una continuità di calciatori che si conoscessero bene in campo e giocassero a memoria. Serviva un po’ più di pazienza anche con gli allenatori nei momenti difficili”. L’ex Parma commenta anche il campionato di B che sta vedendo ora la sua conclusione con playoff e playout, dopo il lungo stop causa Covid: “La sorpresa è sicuramente il Pordenone, considerando anche che molti giocatori vengono dalla C. Hanno fatto un campionato sorprendente. Il Perugia è inusuale vederlo giocarsi i playout con i giocatori che ha, sta rischiando anche grosso. Non è stato facile stare a casa ed allenarsi come si poteva, quando si è tornato a giocare molte partite sembravano amichevoli. Speriamo si torni presto alla totale normalità”. Salerno è rimasta nel suo cuore, lui è rimasto nel cuore dei tifosi. La punta cerca una nuova e importante avventura. Chissà che la storia d’amore tra Coda e la Salernitana non possa possa vivere un terzo capitolo: “Torno spesso in città, ho preso casa, mi piace andare in Costiera, sento sempre l’affetto dei tifosi che vorrebbero un mio ritorno. Sarebbe bello tornare, non potrei dire di no alla Salernitana, ma per ora non ci sono i presupposti, non abbiamo avuto contatti. Il mio procuratore si sta occupando di me. Sto aspettando l’opportunità giusta, una squadra che mi voglia fortemente e che abbia un bel progetto”.
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