Addio Ricchetti, Aliberti: “Gentile, umile e modesto. Con poche parole, sapeva farsi rispettare”

“Un altro pezzo di storia che se ne va”, così Aniello Aliberti, presidente della Salernitana dal 1994 al 2005 ricorda Carlo Ricchetti, scomparso oggi prematuramente a 55 anni. “Sapevo che non stesse bene, ma non immaginavo che potesse lasciare così presto gli affetti più cari – aggiunge l’ex patron -. Non lo sentivo da un po’, ma qualche anno fa ci eravamo incontrati all’università di Salerno, ad un evento, e lui era stato, come sempre, affettuoso e simpatico”.

Sorriso, pacatezza e valori, per un calciatore protagonista dei campionati vinti in C (’94) e in B (’98) con Delio Rossi in panchina: “Carlo ha fatto la storia della Salernitana insieme a tanti compagni con cui vincemmo due campionati. Lui e De Silvestri erano le due ali negli schemi di Delio Rossi”. 

Nonostante non andasse mai fuori dalle righe, Ricchetti sapeva farsi sentire nello spogliatoio, come racconta Aliberti: “Era una persona per bene, seria, oltre che un giocatore forte, come ha dimostrato in campo. Fuori dal campo era umile, gentile e modesto. A volte era ombroso, anche con i compagni. Ci sarebbero tante cose da raccontare. Certamente sapeva farsi rispettare, anche in quello era gentile: sapeva usare le parole, senza esagerare mai e senza mai mancare di rispetto”.

Per Aliberti, Ricchetti resterà il simbolo di un calcio d’altri tempi: “In quell’epoca, ce n’erano tanti come lui. Ora si è persa quella poesia, quella serietà. I tifosi attempati come me, che lo hanno visto giocare non lo ricorderanno per sempre. Nella disgrazia si apre un gentile ricordo di un bel calcio, di una squadra di altri tempi, di calciatori senza tatuaggi, senza tagli di capelli stravaganti, che si volevano bene e uscivano insieme. Un calcio pane e salame, di cui Ricchetti era uno dei tanti rappresentanti”.