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A tutto Breda: “Qui per la mia professionalità. Giocherò con la difesa a tre, Verde come Diamanti…”

“Saluto tutti, era da un po’ che mancavo dallo stadio, non dalla città. Non sono stato solo capitano ma anche allenatore e la situazione non era molto più facile. Ne vedemmo di tutti i colori, tra Cala e il successivo fallimento. La gara col Verona fa ancora male per tantissimi motivi. Giocammo gratis per sei mesi e la gente ancora si ricorda di questo”. Roberto Breda ha aperto con un flashback la sua conferenza di presentazione da nuovo allenatore della Salernitana, tornando sull’ultima esperienza in panchina a Salerno, quella di quattordini anni fa.

L’allenatore trevigiano fu già vicino al ritorno in granata nell’ottobre 2017: “Prima del derby vinto ad Avellino col gol di Minala mi chiamò Fabiani per allertarmi, all’epoca c’era Bollini allenatore. Non guardai la partita ma mi tenni informato. Sul 2-0 mi sentii già a Salerno, poi ci fu la rimonta. Pensai che non avrebbero più cambiato allenatore e andai a Perugia, poi Bollini fu comunque cacciato”.

“Mi metto in gioco consapevole della mia storia e che ho tanto da perdere, ma nella vita bisogna uscire nella zona di confort. Lo scorso anno avevamo un budget bassissimo e non ci siamo salvati per una virgola. I percorsi si creano e qui c’è tutto per poterlo fare in un momento in cui sembra non ci sia niente – ha proseguito Breda -. L’analisi che mi ha portato a Salerno ha delle componenti emotive, ma non solo. Non sono stato scelto per la mia storia, ma per la mia professionalità, queste parole mi hanno fatto piacere. Potevo fare pressione per tornare ma non l’ho mai fatto, volevo essere scelto. L’ho vista da subito come una grandissima opportunità. La rosa non è da buttar via e ne rimango fermamente convinto, che sia da rinforzare lo sappiamo tutti. È stata data ampia disponibilità da tutti. Vorremmo tutti subito i rinforzi, ma credo sia più giusto valutare chi c’è già. Si possono trovare dei valori inespressi ma che possono darci una grande mano quasi come nuovi acquisti. Voglio valutare il gruppo. Una proprietà forte come quella che c’è in questo momento a Salerno non c’è mai stata. Il contratto di sei mesi è una mia linea, potevo anche chiedere un’opzione.

L’ho fatto solo l’anno scorso e non è andata bene, ho preferito evitare anche egoisticamente. Ora ho una forza economica, se faccio bene ne avrò un’altra. E’ un’opportunità per tanti motivi. Nella mia precedente esperienza da allenatore partimmo da una Coppa Italia col Sudtirol con 700 paganti, finimmo con 25.000 persone col Verona. Dobbiamo far rinascere l’entusiasmo. Da allenatore ho lavorato in tante piazze calde, l’unità d’intenti che può esserci a Salerno da altre parti non l’ho trovata. L’opportunità c’è, dobbiamo andarla a prendere. Passa tutto da squadra e allenatore. Società e dirigenza ci daranno una mano, i tifosi ce la daranno ma siamo noi che tracciamo una linea. Dipende dal nostro lavoro, se suderemo la maglia. Ho lavorato con Valentini ad Ascoli dormendo nello stesso albergo e mangiando insieme tutti i giorni. Abbiamo un rapporto simbiotico. L’obiettivo che ci dobbiamo porre è dominare il gioco anche nella fase di non possesso. Sappiamo che in questo stadio, se interpreti la partita in una certa maniera, non giochi più in undici ma con l’uomo in più. La mia storia mi porta un grande vantaggio, conoscere la piazza nel bene e nel male. Devo trasmetterlo ai ragazzi, non con le parole ma col lavoro ed il nostro modo di fare. Nel calcio ci sono le etichette, la mia è quella di allenatore bravo a subentrare. Il mio obiettivo è crearmi un’etichetta diversa, ma devo meritarmela. Io e il mio staff abbiamo tanta voglia, è una grande chance. Guardo avanti, non si vive di ricordi e di rendita. Il mio legame con Salerno va riconsolidato con i fatti”.

L’ex trainer di Pescara e Livorno è consapevole che non sarà facile preservare la categoria, l’unica ricetta sarà il duro lavoro. Una mano servirà anche dal mercato: “Allenatore e squadra sono gli unici che possono cambiare il corso degli eventi. Noi siamo quelli che creiamo l’ambiente. Non è una mia convinzione da allenatore ma da giocatore. Non c’è stato bisogno di chiedere garanzie, mi sono state date prima di chiederle. La rosa hai dei valori ma che ha bisogno di qualche intervento. La società quasi si mette fretta a farli, quando di norma si aspettano le ultime battute di mercato per operare. Questo dimostra voglia di fare e di creare una Salernitana vincente. Ci sono stati dei problemi che non vanno nascosti. Tutti abbiamo un obiettivo comune e sul campo dobbiamo lavorare per concretizzarlo. La B è terribile e non dà scampo. La storia rimane marchiata sulla pelle. Dobbiamo guardare avanti però. Ci sono stati tanti cambi, non è stata trovata la giusta linea. La società è neofita nel settore, ha bisogno di tempo per fare esperienza. Non dobbiamo fare tanti calcoli, dobbiamo sposare il presente e lavorare sul campo. Mi piace vivere la settimana con i ragazzi, la B è un campionato difficile che riserva sempre sorprese. Lo scorso anno Bari e Spezia erano in difficoltà, ora cambiando poco sono avanti. Quando retrocedi dai per scontato di lottare per risalire, ma la B non dà certezze. Bisogna togliersi alibi e capri espiatori. Dobbiamo cercare un percorso virtuoso di crescita individuale e collettivo. Sta tutto a noi”.

Breda ha annunciato che proseguirà con la retroguardia a tre: “Mi piaceva l’idea di Martusciello perché dietro aveva dei principi che non erano male. A volte bisogna saperla modificare per farla diventare concreta, cosa che non è purtroppo successa. Abbiamo tanti esterni che possono essere utilizzati in più maniera. Come prima idea la difesa a tre permette una duttilità in entrambe le fasi e ti permette di essere aperto a più principi contemporaneamente. Non ho vincoli tattici, ho delle idee ma dipende da quello che vedrò sul campo. Mi piace una situazione codificata che ho imparato qui con Delio. Dobbiamo però avere un repertorio più ampio che non significa cambiare modulo ogni giorno. Ho le idee chiare ma voglio vedere prima come reagiscono i calciatori sul campo. Sono arrivato qui a 24 anni dopo aver lavorato con Boskov, Scoglio e Bianchi. Mi ritrovai Delio Rossi che era sconosciuto che codificava dal primo allenamento all’ultima situazione in partita. Questo è rimasto dentro di me. Diventavo matto quando qualche allenatore mi diceva che dovevamo tirare qualcosa in più, pensavo che fosse l’allenatore a dirmi cosa fare in campo. Bisogna studiare il percorso ma senza essere rigidi. Lo scorso anno giocavamo con tanti 2004 tra cui Amatucci e giocavano tutti perché sapevano cosa fare”.

Al neo tecnico e al suo staff toccherà anche risolvere il problema infortuni che attanaglia la Salernitana da inizio campionato: “Sugli infortuni abbiamo registrato dei numeri anomali. Nella proposta di lavoro settimanale cercheremo degli accorgimenti a livello collettivo e individuale – ha spiegato Breda -. Nella nostra proposta si spinge tanto, ma dobbiamo guardare le caratteristiche dei giocatori se qualcuno ha bisogno di accorgimenti. Sono cambiate tante cose dai miei tempi”.

L’allenatore ha avuto nell’esperienza a Terni Lorenzo Amatucci. Fondamentale sarà anche la qualità di Daniele Verde che rientrerà col Sassuolo: Amatucci è un ragazzo eccezionale che si merita tanto. Non l’ho sentito, è un giocatore importante che ci darà una grande mano. E’ un giovane che lavora e pensa come un vecchio, l’avevo già detto ad inizio stagione a tanti di voi. Dobbiamo esaltare le caratteristiche di Verde nei principi che vogliamo trasmettere. Non è sicuramente un problema. Con Diamanti, che è un giocatore simile, abbiamo giocato col trequartista o come seconda punta. Nella fase di non possesso va centellinato per essere sfruttato meglio in avanti”.

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