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Salernitana, un “quadro di lontananza”: anche il (lento e prevedibile) Crotone fa bottino pieno all’Arechi

Un Crotone mediocre e lento, schierato con un 3-5-2 speculare ed ordinario, fa bottino pieno in un Arechi diventato terra di conquista. Tutti gli avversari della Salernitana sanno ormai bene come contrastare e superare una compagine “piatta”, con carenze tecniche e senza anima. Appare sufficiente schierarsi a specchio, tenere a bada i due quinti con due alter ego, mettere due punte nei tre centrali di difesa granata e dominare a centrocampo con un uomo in più per scelte tattiche preordinate e giustificate. A dire il vero, la Salernitana gioca dieci minuti, i primi. O meglio, tiene il ritmo alto partendo bene, con una buona velocità di circolazione della palla e i due Anderson che sembrano in giornata, illudendo di avere capacità, voglia e spirito giusto. Così non sarà.

 

Basta una giocata a palla scoperta, un lancio lungo ed il Crotone è in vantaggio: Nalini tiene bene su Migliorini e Gigliotti e regala il pallone del vantaggio al suo compagno di reparto Simy che di interno piede dai venti metri trova l’angolino giusto. Il gol segna la fine della partita, di fatto. Il Crotone è squadra compassata, che soffrirebbe ritmi elevati (d’obbligo il condizionale) con un centrocampo che ha difficoltà ad aprire il gioco in ampiezza. Stroppa è sorretto da Simy, ariete che fa reparto da solo. Peccato per Nalini, giocatore di altra categoria limitato solo dai suoi malanni fisici: fosse stato al cento per cento, qualche palla recuperata tra le linee avrebbe con le sue tipiche accelerate fatto davvero male ad una Salernitana già precaria per gli indisponibili e poco lucida ieri sera.

Il Crotone resta in partita e la gestisce senza farsi condizionare dalle giravolte tattiche “Gregucciane”. La Bersagliera al 62’ cambia modulo e passa al 4-2-3-1: il tecnico rispolvera la difesa a quattro, fa scivolare Casasola e Lopez nel ruolo di terzini, toglie Djavan Anderson ed inserisce Orlando. Odjer e Di Tacchio continuano a schermare la difesa con tre sotto punte (Jallow, Andrè Anderson e Orlando) a sostegno di Calaiò. Tutto infruttuoso. Addirittura, nel finale l’allenatore granata rimodula la sua squadra tentando la mossa della disperazione con un altro ariete, Vuletich, da affiancare a Calaiò per cercare l’ultimo assedio col 4-2-4. Vano, forse tardivo, l’innesco di un riesumato Rosina a pochi minuti dalla fine. Stroppa non fa una piega e fa bene, legge che il ritmo non cambia (ben per la sua squadra) e la partita scivola via senza sussulti (se non un colpo di testa di Vuletich). I tre centrali Curado, l’esperto Spolli e Golemic assorbono bene Calaiò e Vuletich. I due quinti Valietti e Tripaldelli, giovani ed un po’ acerbi, danno comunque anima e cuore, quanto meno senza mai lasciare la posizione nel contenere Lopez (giocatore involuto che aveva un po’ illuso nelle prime apparizioni) e Casasola, unico con Calaiò a guadagnare la sufficienza.

Tatticamente vale la pena segnalare in fase di costruzione di gioco un’idea nuova di Stroppa. Quando ha palla il portiere Cordaz due dei tre centrali (Spolli e Curado) s’allargano come in uno schieramento a quattro. Contemporaneamente  Golemic (il terzo dei tre centrali) scivola in fascia, salendo in avanti col quinto mancino Tripaldelli ad agire più avanzato per guadagnare campo e metri.

Il centrocampo invece ruota: Benali, interno di sinistra, s’abbassa spesso centralmente al limite dell’area tra i due difensori ben allargati per tentare di costruire il gioco. Barberis, playmaker, conquista metri, riempie e svuota porzioni di campo per consentire a Benali di inserirsi .Quando la Salernitana – con poca continuità – pressa i due difensori avversari e Benali pronti a giocare la palla, la squadra di Stroppa riesce a trovare altre vie di passaggio: Golemic ad esempio, si è mostrato abile a smarcarsi tra le linee dietro gli attaccanti in pressione, come fosse un centrocampista mentre Rohden (l’interno di destra di centrocampo) effettuava un contromovimento lungo-corto, abbassandosi all’improvviso con una buona lettura nel tempo di smarcamento per ricevere palla. Stroppa, insomma, ha mostrato l’idea di un dettame tattico che a prescindere dalle qualità tecniche e psicofisiche della propria squadra resta sempre coerente, senza condizionamenti dagli stravolgimenti del suo collega.

La Salernitana è “un quadro di lontananza“. Lancia flash di bellezza con attori ben tirati a lucido, corazzati e tosti ma tutto si sbiadisce e scompare di colpo, in un battibaleno. “Bisogna cambiare registro da oggi”, ha tuonato Gregucci a fine partita. Il tecnico deve affrettarsi, il tempo a sua disposizione potrebbe essere già scaduto.

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