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Da Neymar al sogno verdeoro, A.Anderson al CorSport: “Voglio un grande anno… e poi la Lazio”

Il sogno di indossare la maglia verdeoro, magari di far tutto per gradi e conquistare prima un posto alle Olimpiadi con l’U21 per poi approdare presto ai vertici del calcio, con vista sulla Lazio e sui suoi idoli, come Neymar. Senza però dimenticare le origini umili, la famiglia, le responsabilità e la forza che gli dà ogni giorno la religione. Andrè Anderson punta a chiudere in crescendo la sua stagione alla Salernitana, iniziata in ritardo dopo un periodo di fisiologico ambientamento, per poi presentarsi l’anno prossimo in biancoceleste nel tentativo di ripercorrere le orme di un suo connazionale.

“Il paragone con Hernanes è un complimento e mi fa piacere, è stato un grande calciatore. Ma io gioco il mio calcio, non mi piace guardare ad altri. E poi lui era del San Paolo, io del Santos”, dice in un’intervista concessa al Corriere dello Sport con vista su… Roma. Il parallelo l’aveva fatto Colantuono, prima di andar via da Salerno. Il 19enne brasiliano ha visitato la capitale subito dopo il capodanno per trascorrervi qualche giorno in compagnia della moglie. Un antipasto di futuro? “Mamma mia, è una città bellissima, fantastica. Io e mia moglie ci siamo trovati benissimo. Abbiamo vissuto il Capodanno a Salerno, poi siamo stati in vacanza a Roma per due giorni, abbiamo visitato i luoghi
storici della Capitale: il Colosseo, Piazza Venezia, Via Frattina – replica il giovane talento – In estate ho parlato con il direttore Tare, mi ha detto che a Salerno avrei trovato una forte pressione, simile a quella che si vive nella Lazio. Mi ha detto di lavorare, di crescere a Salerno e che la serie A è molto difficile. Ringrazio la Lazio e la Salernitana, voglio ripagare tutti. La Lazio è una grande squadra, mi piacerebbe ripercorrere la strada fatta da Hernanes e Felipe. Sogno di vivere una grande storia, di giocare con Leiva, con Luiz Felipe, di arrivare a grandi livelli”.

Intanto, Andrè Anderson punta a far bene a Salerno, in primis con l’aiuto degli affetti. “Mi sono sposato a 18 anni, mia moglie vive con me a Salerno – racconta – Siamo molto felici. Che tipo sono? Lei dice che sono “vecchio”, intende molto serio, preciso, sempre concentrato. La religione fa parte della mia vita. Ho ricevuto il battesimo cattolico da bambino, due anni fa il battesimo evangelico. Io pastore? Ancora no, magari in futuro. Adesso sono un presbitero, predico il culto evangelico. E prego molto, tre volte al giorno. Sogno di fare una grande stagione con la Salernitana, di arrivare più in alto possibile con questa maglia, di fare il massimo per questi tifosi. Poi vedremo il futuro”.

Gli inizi nel futsal, come da prassi in Brasile, poi il calcio a undici dai 13 anni in poi nel settore giovanile del Santos, club prestigiosissimo. “Ma lì non c’erano molte opportunità di arrivare tra i professionisti. Quando mi hanno chiamato per dirmi che c’era una proposta della Lazio ho provato una fortissima emozione. Il mio contratto era in scadenza, mancavano tre mesi alla conclusione, potevo parlare con altre squadre. Ho scelto la Lazio”, dice Andrè Anderson. L’atterraggio, però, è stato alla Salernitana. Cinque apparizioni in prima squadra, due in Primavera. Il meglio di Anderson, quello più giovane, deve ancora venire. Del resto, compirà vent’anni solo a settembre. “In Brasile non ho mai giocato in prima squadra, tra i professionisti ho esordito in Italia, con la Salernitana. L’inizio è stato molto difficile, adesso mi trovo molto meglio e mi sento bene. Le difficoltà sono state fisiche e tattiche. Gli allenamenti sono molto più intensi rispetto a quelli brasiliani. Tatticamente si devono seguire indicazioni precise, bisogna lavorare anche in fase di non possesso – ha aggiunto al CorSport – L’idea di gioco. Con Colantuono eravamo più sbilanciati, con Gregucci c’è più possesso palla. Colantuono mi ha utilizzato da mezzala, Gregucci da trequartista, con lui parliamo molto della fase di non possesso. Ho parlato con Felipe Anderson e con Luiz Felipe (come lui arrivato giovanissimo a Salerno… via Lazio, nda) prima di arrivare in Italia. Mi hanno avvertito subito delle differenze esistenti tra il calcio italiano e il calcio brasiliano. Mi hanno detto che appena mi ambienterò tutto sarà più semplice. Il mio ruolo? Sono nato trequartista, in Italia in questi mesi ho fatto anche la mezzala. In Brasile ho giocato da falso nueve. Ho indossato la maglia 10, la 9, la 11. Nell’under 15 una volta ho addirittura giocato da terzino, ma solo per necessità. Mi piace calciare in porta, cercare il tiro. Sono ambidestro”.

 

 

1 Commento

1 Commento

  1. mai satellite della lazio

    10/01/2019 at 15:18

    Ai bei tempi sentivamo frasi del tipo “Voglio la serie A con questa maglia..” ..ora, ahinoi, siamo solo di passaggio ..un traghetto tra due sponde ecco diciamo ..

    (Forza) povero vecchio cuore granata

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