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Artistico sbotta: “A Salerno si diventa uomini. Se non si sopportano le pressioni, i giocatori firmassero per Chievo e Monza”

Protagonista di due stagioni indimenticabili della Salernitana, dalla salvezza siglata dal compianto Masinga alla promozione in Serie A con la cavalcata della Rossi band, Edoardo “Ciccio” Artistico racconta ai microfoni di Goal su Goal, trasmissione condotta dal giornalista Alessandro Ferro, a LiraTv l’esperienza vissuta in granata, parlando inizialmente proprio dell’anno che ha suggellato il ritorno in massima serie del Cavalluccio a distanza di cinquanta anni: “Inizialmente neanche noi potevamo pensare di fare un tale exploit; eravamo una squadra piena di giovani calciatori provenienti anche da alcune retrocessioni. Poi sotto la guida di un allenatore bravo, capace, con idee è arrivato il “miracolo” senza dimenticare anche l’aiuto della gente che giorno dopo giorno ci ha trascinato sia negli allenamenti che nelle partite. Pure se son passati vent’anni, ricordo l’esperienza in granata come fosse ieri e mi aiuta ad andare avanti anche in giornate difficili. Una curiosità è sicuramente dovuta all’arrabbiatura di Delio Rossi sul premio salvezza. “Io non alleno una squadra che aspira a salvarsi” ci disse. Credo che anche questo sia stato uno dei motivi che ci ha spinto a fare una stagione incredibile”.

Non può mancare chiaramente un riferimento sulla Salernitana attuale: “A dir la verità non seguo in maniera approfondita, so che è arrivato Calaiò che era con me quando giocavo nel Torino: ricordo che esordì a diciassette anni, lo reputo un ragazzo eccezionale e penso che possa fare la differenza in questa categoria. Vorrei tanto che la Salernitana lottasse per le più alte posizioni, Salerno meriterebbe la Serie A a discapito di alcune fredde piazze del nord”.

Sull’addio ai granata una volta ottenuta la Serie A: “In massima serie non rimasi per tanti motivi: feci molta fatica all’inizio, mi ero promesso di riprendermi e di togliere il disturbo una volta raggiunto un obiettivo importante. E poi, devo essere onesto, a 30 anni l’offerta del Torino (un triennale, ndr) era di certo importante soprattutto perché i piemontesi volevano ritornare immediatamente in A”.

Sui giovani di oggi e le pressioni, Artistico, che ora è uno degli osservatori del Frosinone è abbastanza netto: “Saranno internet, i social. Ora vedo che c’è poca passione nel giocare a calcio. Io l’ho sempre consigliato: un giovane che ha voglia di fare calcio, deve venire a Salerno: non solo maturerà come calciatore, ma anche come uomo. Pressioni? Chi ragiona in questo modo non può fare questo mestiere. Se si vuole stare tranquilli si può firmare per il Chievo, nel Monza laddove c’è freddezza e alla gente importa poco se vinci o se perdi. Per come vedo il calcio io preferisco salvarmi come abbiamo fatto noi con i goal del compianto Masinga. Nel 1996-97 lottavamo per la salvezza e fummo anche contestati duramente, ho vissuto un periodo difficile perché la tifoseria di Salerno si aspettava tanto e non riuscivo a segnare, sbagliai persino due rigori consecutivi, uno di questi certificò l’esonero di Colomba. Posso dirvi che, però, lì ti fanno sentire un giocatore vero sempre, la salvezza arrivò anche e soprattutto grazie al pubblico. Non facevamo in tempo ad arrivare al campo che c’erano già 20mila persone ad aspettarci, come facevi a non tirare fuori il massimo? Io mi trasformavo in un leone quando ammiravo la nostra curva, l’anno dopo furono loro a trascinarci in serie A”.

Infine, la chicca sul goal più bello segnato in granata. Artistico scarta la rovesciata con la Fidelis Andria: “Scelgo le doppiette con Castel di Sangro e Pescara che mi hanno sbloccato. Avevo fatto molta fatica ad inserirmi negli schemi di Delio Rossi, con quelle due doppiette ho trovato continuità e fiducia nei miei mezzi”.

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